7. Primo (ed ultimo) di un casato che per secoli non aveva mai saputo fare neppure l’addizione delle proprie spese e la sottrazione dei propri debiti, possedeva forti e reali inclinazioni alle matematiche; aveva applicato queste all’astronomia e ne aveva tratto sufficienti riconoscimenti pubblici e gustosissime gioie private. Basti dire che in lui orgoglio e analisi matematica si erano a tal punto associati da dargli l’illusione che gli astri obbedissero ai suoi calcoli (come di fatto sembravano fare) e die i due pianetini che aveva scoperto (Salina e Svelto li aveva chiamati, come il suo feudo e un suo bracco indimenticato) propagassero la fama della sua casa nelle sterili plaghe fra Marte e Giove e che quindi gli affreschi della villa fossero stati più una profezia che un’adulazione.

7. Primus (et ultimus) familiae fuit quae per saecula numquam sciebat propria impensa sua computare et subtrahere propria debita; is re vera studium fovebat erga artes mathematicas quas adhibuerat ad scientiam astronomiae exercendam, qua fructus est ad famam adipiscendam et privata gaudia sapienda. Satis est dicere superbiam et analysin mathematicam in animo eius esse ita conjunctas eatenus ut illusione laboraret qua arbitratus est stellas computis eius oboedire (sicut profecto videbantur) et planetas duos, quos detexerat (Salinam et Gracilem nomina indiderat ab feodo suo et uno canum venatorum) propagaverat famam domus suae usque ad regiones spatii intermundani cisioviani et transmartiani ex quo concludendum est picturas in tectis villae udo coloribus illitas fuisse potius profetīam quam adulationem.